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Quante volte abbiamo sentito dire di fare stretching prima, durante e dopo la corsa? Sembra essere la soluzione per ogni disturbo, ma forse non è del tutto vero.

Innanzitutto analizziamolo da un punto di vista di performance. I runner professionisti o che praticano da molti anni tendono ad avere polpacci meno estensibili; questo comporta una maggior efficenza nel gesto atletico, sfruttando maggiormente il ‘’ritorno elastico’’ dei tessuti e meno la contrazione muscolare (che necessita dispendio energetico). Da anni negli studi sullo stretching pre-gara si è visto l’effetto negativo che si ha, sia a livello di forza che di performance.

Per quanto riguarda l’effetto dell’allungamento muscolare sui dolori post allenamento (DOMS), non esiste una risposta univoca, anche se gli studi più aggiornati sembrano suggerire un’efficacia relativa nel prevenirli. Sembra in effetti più efficace fare un’attività fisica blanda, aerobica.

Un altro aspetto che interessa noi professionisti sanitari è l’efficacia che lo stretching può avere nella prevenzione degli infortuni. Anche qua la riposta non è così scontata come ci aspetteremmo. Sembra infatti che negli studi in cui si è prescritto un programma standardizzato di stretching a gruppi di atleti non si sia visto un reale beneficio, che possa essere ritenuto abbastanza significativo per certificare un effetto positivo dell’allungamento muscolare. Si nota come in persone già molto elastiche, stimolare ulteriormente la capacità elastica dei tessuti possa portare ad atteggiamenti compensatori dei distretti articolari adiacenti, portando a dei sovraccarichi articolari. Un esempio chiarificatore può essere lo stretching dei polpacci, in cui un eccessiva elasticità può comportare un aumento del carico sull’articolazione del ginocchio e una conseguente infiammazione a livello della rotula.

Questo ci deve indirizzare ad un uso più targetizzato e ragionato dello stretching. Non è corretto consigliare a tutti e in modo indiscriminato di allungare tutti i muscoli del corpo, mentre è assolutamente uno strumento da utilizzare nella gestione di un dolore, di un disturbo che si è visto essere direttamente correlato con una rigidità dei tessuti o un range articolare ridotto.

Pertanto è sempre fondamentale essere coscienti del fatto che la ricetta perfetta per tutti non esiste e che anche una semplice azione come lo stretching va dosata nell’intensità e nel timing.

Dott. Simone Muggianu – FisioRehab