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Lo squat è ormai diventato a pieno titolo uno degli esercizi principe nel mondo del CossFit e dello sport in generale, diventando un pilastro di moltissimi allenamenti. 

Analizzando gli atleti si nota come esistano differenti tipi di compenso durante l’attuazione di questo gesto tecnico: aumento della base d’appoggio, ruotare i piedi verso l’esterno, aumentare la rotazione esterna delle anche e aumentare la flessione anteriore del tronco. Questi adattamenti possono essere causati da uno scorretto apprendimento dell’esercizio, da una cattiva stabilità della regione addominale e dorsale del tronco e/o di una ridotta mobilità di alcuni distretti corporei, come caviglie, anche o colonna vertebrale.

Mobilità della caviglia

Molte sono le ragioni per le quali una persona può avere una riduzione di mobilità della caviglia; frequentemente la colpa è da imputare al tipo di calzature che utilizziamo e al tempo che passiamo seduti. Per permettere di effettuare uno squat a fondo, la caviglia deve poter andare in dorsiflessione in modo adeguato; se questo non avviene l’atleta cercherà di compensare con altri distretti liberi per effettuare ugualmente il gesto tecnico, rischiando di sovraccaricare altre regioni corporee, come spesso accade a livello delle ginocchia o della schiena. 

Mobilità delle anche

I fattori che possono limitare la mobilità delle anche possono essere molteplici, anche in questo caso quello più frequente è proprio la posizione seduta mantenuta per molte ore al giorno. Se pensiamo a quante ore passiamo, fin dalla giovane età seduti ai banchi di scuola, nei pomeriggi a studiare fino alle ore passate in ufficio, capiamo come una quantità di tempo enorme possa influire in modo negativo sul nostro fisico e non solo a livello muscolo-scheletrico. Se un atleta non ha una buona mobilità delle anche compenserà in modo molto simile a quanto detto in precedenza per la mobilità delle caviglie. 

Mobilità toracica 

La mobilità toracica è un grande problema per molte persone, infatti la rigidità è sempre in estensione, mentre noi viviamo e facciamo ogni tipologia di attività in flessione, in chiusura: leggiamo, scriviamo, mangiamo, lavoriamo al computer, usiamo lo smartphone, facciamo quasi tutto flessi in avanti.Questo comporta un costante sbilanciamento della muscolatura e delle tensione verso la posizione flessa in avanti, curva e con le spalle chiuse.Così facendo la popolazione sta perdendo la mobilità toracica in estensione la capacità di rotazione del tronco, andando a compromettere non solo la corretta postura a livello del rachide, ma anche la mobilità di spalle, cervicale e bacino.Nel caso specifico dello squat profondo, la mobilità toracica è fondamentale per poter mantenere il  busto eretto; in mancanza di questa possibilità sarà la zona lombare a ipercompensare, creando grossi problemi di lombalgia.  

Valutare lo squat e trovare le limitazioni di movimento

Può sembrare difficile discernere quali regioni corporee indagare affinché si trovi la soluzione in caso di compenso durante lo squat. In realtà quasi mai si registra una limitazione della mobilità in una sola zona, ma spesso il problema crea un alterato pattern di movimento e successivamente limitazioni articolare correlate, in differenti distretti. Una volta individuate le limitazioni, può intervenire la mano del fisioterapista.

Trattare le limitazioni

Si inizia trattando le limitazioni più importanti, in modo tale da rivalutare l’effetto che ha il recupero sul gesto atletico. Spesso trattando la restrizione più grave il gesto migliora globalmente. A volte è necessario lavorare su più distretti che si trovano ugualmente limitati a causa di anni di posture scorrette e rigidità generalizzate. Non è sempre necessario sospendere l’esercizio se si trova una problematica di limitazione, ma è importante dosare i carichi di lavoro e lavorare in modo preciso sulla tecnica e l’acquisizione di una buona percezione corporea. 

FisioRehab – dott. Simone Muggianu – Fisioterapista